Grafologia peritale – la firma – Espressioni grafo dinamiche in relazione alla ricerca peritale
di Giuseppe Amico (Consulente Grafologo ai sensi della Legge n. 04/2013)
Cos’è la firma, quali significati assume a livello sociale e soprattutto dal punto di vista peritale?
Possiamo affermare che la firma traduce un atto di volontà sociale. Quando si stipula un contratto, un accordo di tipo economico o commerciale, questo è solennizzato dalla firma. Essa è il simbolo grafico di una volontà di costituire un patto con altri.
Per Aurelio Valletta la firma è “lo specchio più fedele dell’anima, cioè il gesto espressivo capace di rivelare la personalità umana…”.[1]
Il Crepieux-Jamin affermava che “la firma è il sigillo della personalità”, mentre Alessandro Csanyi annota che “nella firma siamo più vicini alla scrittura vera, perché l’uomo nelle firme da tutto di sé, senza riserve”.[2]
Possiamo certamente concordare con l’eminente studioso, perché se è vero che la firma è il luogo della massima espressione di se, soprattutto dal punto di vista della spontaneità grafica, non abbiamo dubbi nel ritenere che essa costituisca ciò che realmente l’individuo sente di essere nel profondo di se stesso, nella parte più intima della sua personalità.
Oscar del Torre[3] afferma che la firma per molti grafologi non è altro che “una sintesi della personalità” del soggetto scrivente. Per altri è “una pura emanazione di un automatismo acquisito”. La firma infatti è costituita da una gestualità grafomotoria che ha caratterizzazioni più individualizzate rispetto ad un testo corrente. Nell’atto di tracciare la firma c’è un’involontarietà del gesto grafico. Infatti non è possibile alterare la propria firma[4].
Grafologia peritale – la firma
Le parole che compongono il nome e cognome si tracciano molto più frequentemente di qualsiasi altra parola ed è per questo che la firma appartiene appieno al soggetto che la traccia. E’ un suo sigillo e può essere spesso personalizzato.
Renata Azzarello afferma che la firma spontanea “è un’istantanea espressione di noi stessi, come siamo e come ci vogliamo rappresentare in un determinato momento”.[5]
Sull’argomento i grafologi hanno diversità di vedute. Alcuni considerano la firma un’espressione grafica che può rivelare dati importanti in ordine alla personalità del soggetto, altri – come ammette lo stesso Del Torre – non le annettono che uno scarso significato.
Tutti noi siamo concordi nell’affermare che grafologicamente, da sola, la firma non può dirci nulla. E’ nel contesto dello scritto preso in esame che può essere interpretata[6].
Spesso è un “mezzo di mimetizzazione, qualche volta di imitazione”.[7]
Siamo convinti infatti che dietro questo gesto caratteristico ed individualizzante ci si possa in qualche modo nascondere, ammantare. L’esperienza ha dimostrato che sono frequentissime le firme oscure e poco leggibili, tracciate con automatismo libero e incondizionato.
Alcune persone non prestano nemmeno molta attenzione nell’atto del firmare e tracciano gesti spontanei e veloci che ne compromettono la leggibilità.
Non è raro incontrare persone che firmano come scarabocchiano o che la loro firma o sigla sembra un vero e proprio scarabocchio. Questo elemento ha grande interesse ai fini dell’identificazione di mano tra firme contestate e potrebbe essere interessante in fase di realizzazione del saggio grafico, far eseguire al sospettato di falso anche uno scarabocchio, oltre alla sua firma abituale o altri scritti di comparazione.
Ecco di seguito un esempio tratto dalla dispensa “Corso di grafologia” – 1° livello di Roberto Travaglini.
Grafologia peritale – la firma – Firma e Scarabocchio dello stesso soggetto (dimensioni ridotte).[8]
Per Del Torre però la “firma, qualsiasi sia la sua spontaneità o il suo genere, è il più caratteristico gesto sociale e personale che l’uomo civile appone per scritto sulla carta a mo’ di sigillo”.[9]
Il Vels, grafologo spagnolo di chiara fama, afferma che la firma è l’espressione della personalità “quale essa è”, cioè come vuole mostrarsi ed essere.[10]
Egli sostiene che è indice di un atteggiamento privato ed interiore. Lo studioso ha cercato, come annota il Canu[11], di differenziare il significato tra firma e sigla, ma non ci è riuscito in modo così netto.
Possiamo ricordare ciò che ancora scrive Vels nel suo Dizionario di grafologia e cioè che la firma e la sigla possono considerarsi il frutto di un’espressione più personale e più intima della personalità umana.
Tra l’altro scrive che “prescindendo da tutti i simbolismi o significati psicologici, la firma è come un marchio, un distintivo personale che ci rappresenta e che da valore ad un atto che ci responsabilizza prima di prendere una decisione o un impegno. La firma – continua ancora il grafologo – è la nostra volontà di essere ed avere. Firmare è confermare la nostra esistenza come individui responsabili e giuridicamente idonei a prendere delle decisioni”.[12]
Jaime Tutusaus Lòvez nell’introduzione ad un seminario virtuale tenuto per l’Università di Barcellona elenca nel suo studio una serie di significati relativi alla firma soprattutto dal punto di vista psicologico, ma nello stesso tempo definisce con chiarezza il valore di quello che chiama “un gesto automatizzato, incosciente o semi incosciente”.
Per Crepieux Jamen[13] sia la firma che la sigla sono garanzia di spontaneità, anche in soggetti che abbiano una grafomotricità, un livello grafico basso, ovvero come scrive il Canu “una scrittura fortemente controllata”. Infatti sia nella firma che nella sigla ognuno “evoca il proprio Io”.[14]
Per lo svizzero Pulver il significato della firma ha un valore soprattutto biografico e sociale, quale etichetta, sigillo, timbro personale dello scrivente.
Ci rammarica dover constatare una grande lacuna della scuola grafologica italiana a proposito di questo interessante argomento di studio: la mancanza di scritti di Padre Girolamo Moretti sulla firma e sulla sigla e in particolar modo nello specifico settore peritale.
Nella sua pur vasta bibliografia, che comprende più di 14 libri, non c’è accenno alcuno a questo gesto singolare, forse perché egli era interessato più all’aspetto psicologico della grafologia che non a quello peritale.
Il Canu afferma che per Moretti “la firma non aggiunge elementi significativi a quanto fosse possibile estrarre dall’analisi del testo”.[15]
Ulteriori informazioni sulle dinamiche della firma: Guarda il video sotto riprodotto
Note
[1] Da Valletta Aurelio su Scrittura.
[2] Da Valletta Aurelio su Scrittura.
[3] Grafologo consulente. E’ suo lo studio dal titolo “Interpretazione grafologica della firma”, apparso su Scrittura.
[4] Di qui la grande difficoltà riscontrata dai falsificatori nel l’atto di imitare una firma che abbia caratteristiche grafologiche estremamente individualizzanti come contrassegni particolari, connotati specifici, gesti personali rari e di difficile imitazione.
[5] Azzarello Renata, da Scrittura.
[6] Soprattutto dal punto di vista psicologico. Essa evidenzia infatti particolari dinamiche solo se viene messa in relazione con il testo corrente. Escludendo rilievi e perizie di tipo giudiziario operate sulle firme, quest’ultima acquista proprietà grafodiagnostiche solo se viene considerata nel contesto in cui si trova. La ragione sta nel fatto che di solito la firma è diversa dal testo e se c’è omogeneità fra firma e testo il grafologo non può dire molto sulla personalità del soggetto scrivente. Se invece è del tutto o parzialmente diversa acquista significato a livelli grafodiagnostici.
[7] Oscar del Torre, op.cit.
[8] Da Travaglini Roberto – Corso di grafologia 1°livello.
[9] Oscar Del Torre, op.cit.
[10] Da Dicionario de grafologia, Barcelona, Cedel, 1972, pag. 148.
[11] Emilio Canu, Tesi di diploma “Rapporto tra scrittura, firma e sigla” 1985 – Università degli studi di Urbino.
[12] Da “Seminario virtuale di Grafologia forense” – Augusto Vels.Universidad de Barcelona 2004. Traduzione di Beppe Amico.
[13] Vedi Canu, Tesi di diploma Univesità di Urbino, op.cit. pag. 7.
[14] Ciò che puntualizza anche Torbidoni nel suo trattato “Grafologia – testo teorico pratico”, edito da La Scuola, pag. 289.
[15] Ivi.
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